Tra passione, sala e cucina: una giornata all’Istituto Pellegrino Artusi

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La passione, nella vita, è tutto. Una vita senza passioni sarebbe piatta, noiosa, vuota. Ne sono sempre stata convinta, e quando incontro persone appassionate di ciò che fanno la mia convinzione non fa altro che rafforzarsi..
E’ quello che mi è successo qualche giorno fa all’Istituto professionale Pellegrino Artusi di Roma.
Futuri ‘cuochi’, ‘sommelier’ e ‘ragazzi di sala’ in erba, ci hanno accolto nel loro Istituto con professionalità mista ad emozione facendoci scoprire il loro mondo.
L’evento, o meglio in pranzo, tanto insolito quanto piacevole è stato organizzato e orchestrato dal professore Enrico Camelio, aiutato dal professor Danilo Compagnucci, rispettivamente insegnati di sala e cucina.

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Entriamo, e ad accoglierci c’è una bellissima tavola apparecchiata e un gruppo di ragazzi visibilmente tesi, emozionati e contenti…..del resto non capita tutti i giorni di essere a scuola, preparare e servire il pranzo per giornalisti e blogger e…per la preside!
Prima un gin tonic con erbe aromatiche, spezie e campari liofilizzato, un entrèe di panzanella rivisitata e alici, e una tartare di tonno con puntarelle, rompono il ghiaccio e sono il ‘la’ per aprire le ‘danze’…..assaggiamo e ci rendiamo conto che le premesse sono interessanti.
I ragazzi ci servono un sushi di baccalà con peperoni arrosto, originale e divertente, seguito da ravioli di bufala all’arrabbiata, dal sapore deciso e intenso anche se leggermente troppo sapidi ma perfettamente stemperati dal Riesling in accompagnamento. Il secondo, un trancio di ombrina con brodo di provola e gelato ai piselli è decisamente il piatto forte della giornata insieme alla crème brulée alla liquirizia. Per concludere una meravigliosa cupola a sorpresa.

I piatti erano gustosi e ben fatti, ma l’aspetto più interessante della giornata è stato un altro: i ragazzi e la passione, la loro e quella degli insegnanti.
Sono stati fantastici. Certo qualche sbavatura c’è stata, come è normale che sia quando timidezza, ansia di far bene e paura di sbagliare sono nell’aria, ma hanno cucinato, presentato i piatti e servito, visibilmente emozionati ed questa la cosa più bella.
Solo quando tieni davvero qualcosa, e la fai con dedizione, hai voglia di far bene e ti emozioni nel farla. Sentirli parlare, ascoltare e capire che hanno già idee chiare e obiettivi definiti da raggiungere per il loro futuro è stato istruttivo, e ancora una volta ho capito che è importante seguire le proprie aspirazioni e coltivare le passioni.
Anche gli insegnanti non sono stati da meno. Un ragazzo ha detto ‘io da grande vorrei essere come Enrico Camelio’. Sul momento la frase mi ha fatto ridere, ma poi ho riflettuto, e sono tornata al punto di partenza: la passione. Anche un insegnante deve essere appassionato e deve amare ciò che fa. Deve riuscire coinvolgerti, a trasmetterti l’amore per la materia e, nel suo piccolo, insegnarti a vivere.

Nel mondo dell’istruzione bisognerebbe fare gruppo, collaborare per raggiungere obiettivi comuni e lavorare insieme costruire un futuro migliore. Come dice Enrico Camelio “se le istituzioni e noi tutti ci mettiamo del nostro, le cose non possono che migliorare e funzionare bene”.

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