Come organizzare il viaggio in Cappadocia

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Cappadocia anzi Kapadokya: consigli utili per organizzare il viaggio

Articolo di Daniela Verona

Dopo aver visitato Istanbul, magari seguendo l’itinerario che ho proposto qui, la tappa più comune per continuare ad esplorare la Turchia è proprio la Cappadocia, anzi Kapadokya (dato che noi italiani sbagliamo la pronuncia, si pronuncia Kapadochia 😀).
Questo nome significa “terra dai bei cavalli” e inizialmente indicava tutta la regione dell’Anatolia, corrispondente all’attuale Turchia centrale, che per conformazione e cultura è molto simile. 
Ora però il nome indica una zona più limitata dal punto di vista turistico, il triangolo formato dalle tre città di Nevşehir, Ürgüp e Avanos con al centro la più nota Göreme.

Ma ora vediamo come organizzare il viaggio in Cappadocia.

Quest’area è unica nel suo genere perché è il risultato dell’attività di diversi vulcani che, dieci milioni di anni fa, hanno riempito questa valle di tufo. Il tempo, il vento e il fiume Kizilirmak (Fiume Rosso) hanno poi plasmato il paesaggio nel modo che vediamo noi oggi, ed è tuttora in evoluzione. In particolare, troverete canyon, pinnacoli e resti di insediamenti di case e luoghi di preghiera scavati nella roccia dai monaci bizantini, che hanno scelto questo luogo proprio per nascondersi e vivere in pace.

La base migliore dove dormire è sicuramente Göreme, dove c’è l’imbarazzo della scelta tra hotel normali o con camere scavate nella roccia. Per quanto piccolina, la sera è molto viva con moltissimi ristoranti dove provare il piatto tipico: il Testi Kebap. Si tratta di uno spezzatino a base di carne di manzo, verdure e spezie cotte nel “Testi”, un tegame di coccio che viene messo in un forno tipo Tandoori tra carboni ardenti e fiamma viva. 

Consiglio di dedicare almeno due giorni pieni (tre notti) all’esplorazione di questa zona, perché le cose da vedere non mancano e magari avrete maggiori possibilità di fare un volo in mongolfiera, ma questo ve lo racconterò in un altro articolo.

Come arrivare in Cappadocia

Primo punto fondamentale per organizzare il viaggio in Cappadocia, è scegliere come raggiungere la meta. Io consiglio l’aereo perchè si raggiungere in poco più di un’ora da Istanbul con uno dei tanti voli interni della Turkish Airlines, che sono anche molto convenienti. L’aeroporto più vicino è Nevşehir, ma si può arrivare anche a Kayseri. In entrambi i casi bisogna prenotare un transfer con l’hotel perché non ci sono mezzi pubblici, a meno che non prenotiate un auto, ma se si sta solo pochi giorni non conviene perché i tour organizzati sono la scelta migliore.

In caso vogliate fare un “on the road” per la Turchia, potete raggiungere la Cappaddocia anche in macchina o bus, ma la distanza è importante e una tappa nella capitale Ankara è quasi obbligatoria.

Per quanto io non sia una tipa da gruppi organizzati, come dicevo prima, qui i tour sono fondamentali per esplorare le diverse tappe, a volte anche molto lontane tra loro, con una guida che vi spieghi la loro storia.

Red o Green tour?

Per questioni turistiche, i percorsi sono già ben definiti in Red Tour e Green Tour, ma esiste anche un Blue Tour, per chi rimane un giorno in più e vuole rivedere alcune zone.

Tra Red e Green Tour, vi dico già di farli entrambi.
Io ho iniziato con il Green Tour, che inizia dal punto più lontano da raggiungere: la Valle di Ilhara a circa un’ora e mezza da Göreme. Si tratta di un canyon da percorrere con una facile e piacevole passeggiata costeggiando il fiume da cui ammirare i primi insediamenti nel tufo. Considerando la fragilità del materiale gli abitanti hanno dovuto realizzare nuovi insediamenti ogni volta che le pareti delle case andavano sgretolandosi, quindi ne vedrete di diversi tipi.

Qui la tappa obbligatoria è il ristorante Belisirma, dove ci si rilassa in queste tende a palafitta gustando un caffè turco o una buonissima spremuta d’arancia appena fatta.

Dopo pranzo, si ritorna verso il punto di partenza facendo tappa al Monastero Selime, un labirinto di stanze, tra cui una cucina e una chiesa, scavate nel fianco di una parete rocciosa e ben levigata. Attraversando cunicoli e scalinate vi affaccerete su un panorama unico, ma servono scarpe comode e un po’ di agilità, soprattutto se trovate una giornata ventosa come è successo a me!

Ultima tappa è Uçhisar e la vista sulla valle dei piccioni. Il suo castello è situato sul punto più alto della regione e si staglia sulla vetta di un villaggio fatto di mille cavità nel tufo. La cosa più incredibile è che in alcune di queste case è possibile entrare e vedere il modo in cui vivevano in stanze ricoperte di tappeti e scalette verticali che salgono anche di 5 piani.

Ci hanno detto che per questioni di sicurezza e turismo non è più permesso abitarle realmente, ma alcune famiglie non accettano il divieto e si “godono” la loro casa nei periodi estivi.

Nell valle bianchissima, che al tramonto si colora di rosa, le piccole cavità rimaste sono ora utilizzate come “piccionaie”, da qui il nome valle dei piccioni, animale fondamentale per l’economia della zona perchè il guano è utilizzato come eccellente fertilizzante!

Il secondo giorno ho optato per il Red Tour, il più famoso e completo per esplorare le attrazioni più note.

Si inizia appunto dal Museo all’aria aperta di Göreme, considerato patrimonio mondiale dall’UNESCO. Si tratta di un intricato complesso di chiese rupestri ricavate dalla roccia vulcanica dove è possibile vedere ancora affreschi in buone condizioni. Per quanto si pensi che la Turchia sia un paese a maggioranza islamica, per secoli è stata la culla del Cristianesimo e questo spiega il gran numero di chiese e raffigurazioni del Cristo Pantocratore che è possibile ammirare qui. I colori di alcuni affreschi sono davvero impressionanti, considerando che sono passati più di mille anni e le condizioni non sono proprio ottimali. Purtroppo i visi di molti santi sono stati picconati proprio per la volontà di distruggere il culto durante le persecuzioni.

Si prosegue poi verso Avanos, dove ci si ferma a visitare una fabbrica di prodotti in ceramica, prodotto tipico della città con annessa dimostrazione.

Per finire, si visitano i famosi “camini delle fate” a Pasabag percorrendo un breve percorso tra vari pinnacoli di tufo “con o senza cappello” e la Valle dell’immaginazione di Devrent dove ci sono curiose fromazioni rocciose che con un po’ di fantasia assomigliano a una lumaca o a un dromedario.

Quanto costano i tour?

I tour anche se con lo stesso nome, sono simili ma non identici, per cui se vi interessa visitare anche una città sotterranea assicuratevi che sia inclusa nel programma. Io per scelta (e un po’ di claustrofobia) ho preferito evitarle, ma dai racconti meritano una tappa.

I tour costano 40/50€ a persona ed includono il pranzo, il trasporto e la guida, ma non sempre gli ingressi alle diverse attrazioni. 

Per questo esiste il Museum pass che ha un costo di 25€ e vale 3 giorni o il giornaliero da 10€, utile nel mio caso perché il mio Red Tour aveva le entrate incluse.

BUON VIAGGIO!

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